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Pubblicità

sabato 13 ottobre 2012

Strategie di marketing. Di necessità virtù

Strategie di marketing. Di necessità virtù

La pubblicità è la grammatica di un immenso dizionario in disordine” sosteneva nel 1973 Paolo Fabbri. Oggi più che mai a essere disordinata, non è solo la pubblicità, ma l’intera società. Nell’edizione più aggiornata di un presunto dizionario della comunicazione – ma senza eccezione per i dizionari degli altri ambiti della società – la parola precarietà occuperebbe lo spazio più rilevante, da dividere solo con un’altra parola, una new entry: low cost (o low budget!).

La necessità – in questo caso la scarsezza di risorse economiche da investire in pubblicità – aguzza l’ingegno, come dimostra la proliferazione di campagne pubblicitarie alternative in cui la partita è interamente giocata sulla forza dell’idea e – ça va sans dire – non sulla disponibilità dei mezzi. Da questa risorsa-esigenza è nato l’Unconventional, ovvero il marketing non-convenzionale.
I tempi cambiano, le stagioni si alternano, alle “vacche grasse” succedono quelle magre. È la storia del mondo. La storia ci ha mostrata, ad esempio, che in tempo di guerra, quando le calze di nylon erano un bene inaccessibile, le donne sono riuscite a non rinunciare alla loro femminilità tracciandosi una riga direttamente sulle gambe che desse l’illusione del bene a cui non potevano accedere.
Come nell’omonima favola Cenerentola riesce a partecipare al ballo con l’aiuto della magia, così creativi di professione e privati fantasiosi possono imporsi sul mercato ricorrendo all’Unconventional.
La pubblicità, anche in tempo di crisi, continua a corrispondere a un’altra definizione di Fabbri: “La favola che ci divertiamo a creder vera pur sapendo la finzione (come ogni altra favola?)”.

Informazioni sull'Autore

Oberto Mandia
Fonte: Article-Marketing.it

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